26.9.06

Essere ad un livello superiore

Per rimanere nell'ottica dell'approccio “orizzontale” a Revit, prepariamo il file del modello in modo che sia organizzato con riferimento a come pensiamo che debba essere realizzato il nostro progetto; una buona cosa è stabilire dei piani di riferimento in altezza, come il piano di calpestio alle diverse quote dei solai o la quota di gronda. Per fare questo dovremo introdurre dei livelli.
Esiste un apposito comando nella barra di progettazione fondamentali che però se si è in una vista di pianta risulta non selezionabile: infatti i livelli si possono creare solamente da viste bidimensionali verticali come i prospetti e le sezioni. Quindi apriamo una vista di prospetto qualsiasi dal browser di progetto e selezioniamo il comando livello. Questo comando ci permette di tracciare un piano orizzontale che ha un nome di riconoscimento e che può essere utilizzato come riferimento per gli oggetti di Revit.
E' importante ora sottolineare come a un livello sia associabile una vista di pianta, infatti la vista di pianta associata e il livello sono correlati ma diversi: senza il livello non esisterebbe la pianta, ma può esserci un livello senza alcuna vista di pianta associata. Per riconoscere un livello con vista di pianta associata sarà sufficiente verificare che il suo contrassegno sia di colore blu, in particolare con il comando livello utilizzato precedentemente si ottengono per default livelli con viste di pianta associati, ma si può decidere quale pianta associarvi controllando le opzioni che compaiono nella barra delle proprietà appena sopra alla finestra attiva.
Se si crea un nuovo livello senza alcuna vista di pianta associata, il suo contrassegno sarà nero. Questo è quello che succede ogni volta che, ad esempio, si copia un livello esistente: viene copiato solo il livello e quindi se si vuole che appaiano le viste di pianta associate nel browser di progetto si dovrà procedere in uno dei seguenti due modi: dalla barra di progettazione Visualizza scegliere se si desidera creare una pianta del pavimento o del controsoffitto, nella finestra successiva si potrà selezionare il livello a cui la vista di pianta sarà associata. L'altro modo è pressochè identico, dal menù a discesa Visualizza / Nuovo scegliere la pianta del pavimento o del controsoffitto ecc...
I menù a discesa contengono le stesse funzioni delle barre di progettazione e anche qualcosa in più che si avrà modo di esaminare in seguito.

25.9.06

Sapersi muovere


Il browser di progetto


Analizzando prima di tutto il browser di progetto ci rendiamo conto di come funziona la navigazione all'interno dell'ambiente Revit:


sono presenti delle viste che sono raggruppate per tipologia (viste di pianta del pavimento o del controsoffitto, prospetti) e qui si tiene traccia delle altre viste bidimensionali che si creeranno, come ad esempio le sezioni. Anche se il file è appena stato aperto, il simbolo “+” posto a sinistra del nome del gruppo di viste indica che ne sono presenti alcune per default.
A proposito di default, è giusto premettere che le impostazioni di default sono completamente personalizzabili dall'utente attraverso l'utilizzo di un file .rte (che sta per template, ossia il modello di riferimento) che viene aperto all'inizio da Revit e che può contenere, ad esempio, una serie di tavole già impostate, uno o più stili di quota personalizzati, un certo numero di livelli e viste di pianta associate, indicazioni sulle visualizzazioni degli oggetti all'interno di ogni singola vista, elenchi dei componenti edilizi, legende, e ancora famiglie di oggetti specifici, gruppi ecc...Insomma tutto quello che può servire ai fini della creazione e rappresentazione del modello può essere preimpostato a nostro piacimento.

Con un po' di esperienza alle spalle ci si potrà quindi impegnare un paio d'ore a definire il template che più soddisfa le nostre esigenze nei minimi particolari e salvarlo con nome con estensione .rte; sarà poi sufficiente andare sul menù a discesa Impostazioni / Opzioni e scegliere la posizione del file di modello di default. Questo permetterà di ottimizzare al massimo l'utilizzo del programma secondo le vostre esigenze e di lasciarvi concentrare sulla progettazione.

Tornando al browser di progetto, si trovano delle legende (ossia delle viste particolari che possono essere utilizzate per elencare degli oggetti di categoria simile, come ad esempio una legenda dei tipi di muro o dei tipi di finestre presenti nel modello, potendo così indicare con etichette un tipo di porta o di finestra, fornendo oltre alle dimensioni informazioni sul tipo di finitura, del produttore ecc...); Di nuovo un tipo di vista molto interessante per le potenzialità che offre è quello dell'abaco: un elenco ordinato degli oggetti e delle categorie presenti nel modello, che si aggiorna in tempo reale, utilissimo per realizzare computi metrici e tabelle da inserire nelle tavole contenenti ad esempio i locali del modello con le superfici e i volumi.
Vi è poi un elenco delle tavole di progetto (molto simili alle finestre di layout in Autocad), un elenco delle famiglie che, come vedete dai nomi, rappresentano grandi categorie generali di oggetti da utilizzare nel modello, e in fine i gruppi (i cugini lontani dei blocchi di Autocad).

Quando si sviluppa un progetto è molto probabile che la quantità delle viste o delle tavole prodotte salga velocemente e non ci si riesca più ad orientare facilmente al loro interno, senza contare poi che gli stessi file possono essere utilizzati da operatori diversi e che quindi possono non avere confidenza con le convenzioni dei nomi usate da chi ha redatto il modello.

Per questo il browser di progetto è personalizzabile attraverso le sue proprietà. Infatti in linea generale ogni componente edilizio, ogni vista presente nel file di Revit, è da intendersi come un oggetto con proprietà e caratteristiche direttamente modificabili dall'utente attraverso l'utilizzo del selettore del tipo, del tasto di proprietà , dal menù contestuale che appare cliccando sul nome di una vista o su un oggetto con il tasto destro.

Cliccando nel browser di progetto apparirà nel selettore del tipo il nome del modello di visualizzazione utilizzato correntemente: di default è Browser viste - tutto (è interessante la sintassi : Famiglia - tipo, è presente in ogni oggetto o vista di Revit). Questo non è l'unico, ne esistono altri che sono modificabili a differenza di “tutto”. In linea generale quando si opera con le proprietà di un tipo di oggetto è sempre bene eseguire una copia, per questo è a disposizione il tasto Duplica ; creando un nuovo tipo è possibile modificare i parametri che lo caratterizzano.
Nel caso delle viste del browser, selezioniamo dal menù a discesa il tipo Comparativa e lo duplichiamo rinominandolo ad esempio “scala di rappresentazione”; poi cambiamo i parametri delle proprietà di visualizzazione dello schema del browser.
Sotto Cartella impostiamo i parametri di raggruppamento delle viste da prima per Scala della vista, e successivamente per Tipo e Famiglia (così, ad esempio, le piante saranno con le piante e i prospetti con i prospetti), ordinandole per scala vista.

In questo modo le viste con scala di rappresentazione differente saranno raggruppate e messe in ordine per facilitare la navigazione. Attraverso i filtri è possibile includere o escludere dal browser oggetti e viste scegliendo opportunamente i parametri disponibili.
Per tornare alla visualizzazione iniziale, basterà scegliere dal selettore del tipo Browser viste – tutto.

Quando una vista è stata creata, questa può essere duplicata e rinominata, quindi la si può utilizzare per definire altre informazioni, cambiare scala di rappresentazione e così via, con il vantaggio di poter apportare modifiche al modello in una qualsiasi delle viste e ottenere l'aggiornamento in tempo reale di tutte le altre. E' importante a questo proposito notare che le viste dipendono dal modello, ma le viste sono tra loro indipendenti. In particolare gli elementi bidimensionali come le linee, le quote, i tratteggi appartengono alla vista specifica in cui sono stati creati e non sono quindi visibili in tutte le viste.

Cominciare con Revit


Fig.1 L'ambiente Revit


Dice il saggio:”anche la marcia più lunga comincia sempre con il primo passo”.

Anche nel mondo del disegno architettonico si può estendere questo concetto, cioè si deve sottolineare che da qualche parte bisogna pur cominciare; spetta poi ad ognuno di noi definire la sua “andatura”. E' anche vero però che un buon inizio può agevolare, e quello che ritengo sia più importante è l'approccio curioso alla novità, per non farsi fermare dalle difficoltà che naturalmente si possono incontrare, soprattutto nelle fasi iniziali dell'apprendimento di un software come Revit Building.
Innanzitutto è bene precisare che si tratta di un software BIM, che sta per Building Information Modeling (ossia un modello di informazioni edilizie), diverso dal suo fratello maggiore il CAD (Computer Aided Design – disegno assistito al computer), diverso sia nella struttura costitutiva, sia nella modalità di utilizzo da parte dell'utente.

Chi come me ha seguito il percorso tradizionale di studi per la professione di Architetto o Ingegnere avrà cominciato coll'imparare il disegno tecnico “a riga e squadra”, grazie al quale ha imparato a conoscere i metodi convenzionali di rappresentazione degli oggetti edilizi e la documentazione grafica necessaria per la stesura di un progetto edilizio (seppur semplice).

Lo stadio successivo è stato quello di imparare a conoscere uno strumento ormai diffusissimo al punto di rappresentare uno standard riconosciuto a livello internazionale per lo scambio di disegni elaborati al computer che è Autocad. Questo software, con successivi miglioramenti per quel che riguarda l'usabilità dei suoi comandi, è arrivato ad essere il più importante strumento di rappresentazione degli oggetti edilizi, ma semplicemente trasferendo il processo di disegno manuale dal foglio di carta allo schermo del computer: quindi una sorta di tecnigrafo infinitamente preciso e rapido, ma ancora legato ai lucidi da disegno da sovrapporre (i layers), allo spessore dei pennini per la stampa, e che obbliga ancora ad una verifica continua della corrispondenza di tutti gli elaborati prodotti.

In parole povere, per quel che riguarda l'approccio alla progettazione, non si è cambiato molto rispetto al disegno manuale: si ha un'idea, la si sviluppa e la si concretizza attraverso delle linee, per stadi successivi di revisioni e verifiche si arriva alla stesura finale.

Con il BIM è cambiato l'approccio alla progettazione, rendendolo più vicino al processo ideativo: quando in un disegno di una pianta vediamo due linee parallele che indicano una parete, noi compiamo un processo di associazione nella nostra mente che ci porta a pensare che quelle due linee stiano ad indicare una parete. Ma per il software CAD con cui è stata disegnata la pianta quelle rimangono due linee con delle proprietà ben definite (numero dell'identità dell'oggetto, colore , punto di inizio, punto di fine, layer di appartenenza, spessore di linea, tipo di linea, ecc...). Per il BIM è diverso: quando tracciamo una parete in pianta, creiamo un oggetto che avrà le caratteristiche di una parete come noi le intendiamo (un inizio e una fine, uno spessore, un'altezza, degli strati costitutivi con i loro spessori, un materiale per le finiture, ecc...). Questo è possibile perché il BIM si basa sul principio per il quale un organismo edilizio è costituito da oggetti edilizi facilmente codificabili in termini di caratteristiche tipologiche e funzionali, e che tra ciascun oggetto edilizio esiste una relazione reciproca; se riconduciamo ogni componente edilizio che costituisce ad esempio una casa, in un elenco ordinato, otterremo un insieme di dati che possiamo dire rappresentare la casa stessa (non perchè semplicemente accostando dei componenti si ottenga un organismo edilizio, ma perchè si dispongono i componenti secondo relazioni precise, ordinate).

L'enorme vantaggio è quello innanzitutto di progettare ( e non rappresentare solamente) con gli elementi propri del costruire, con la facilità con cui si pensa all'idea. L'insieme di dati che costituisce così il progetto ( che impareremo a chiamare modello), deve solo essere rappresentato nei modi convenzionali. Infatti nel BIM una pianta o una sezione non sono altro che rappresentazioni aggiornate in tempo reale del modello. Non solo, anche un computo metrico è una sorta di rappresentazione del modello come lo sono le assonometrie o i prospetti.

Adesso la domanda è: ma perchè proprio Revit? Infatti sul mercato esistono diverse piattaforme BIM (ad esempio All Plan di Nemetschek, Triforma di Bentley, Archicad di Graphisoft per citare le più famose). Revit è la risposta BIM di casa Autodesk, la stessa di Autocad, un'azienda che si è imposta come standard, e che ha fatto del formato .dwg quello più diffuso. I vantaggi dei software della stessa casa produttrice sono senz'altro la completa compatibilità e interoperabilità dei formati dei file, inoltre il sistema di convenzioni adottato per i simboli e la sintassi dei comandi di utilizzo sono gli stessi; in un'ottica di mercato in cui la casa produttrice ambisce a detenere il monopolio in questo settore, si cerca di offrire un pacchetto di prodotti che, se usati insieme, si integrino nel migliore dei modi. Da qui segue la scelta di usare Revit Building.
Ora la cosa più difficile è abituarsi ad un altro ambiente di lavoro, che in virtù delle caratteristiche costitutive è differente da quello di Autocad (fig.1).
C'è una barra degli strumenti standard: File, Modifica, ecc...come in tutti i software per Windows; una barra di visualizzazione che permette di spostarsi all'interno dell'ambiente per osservare il modello; una barra di modifica con i comandi per manipolare gli oggetti, per copiarli, spostarli, ecc..; una barra degli strumenti propri dell'ambiente Revit con dei comandi simili a quelli in Autocad per il disegno come cima, taglia, dividi, che però sono chiamati in modo differente e funzionano anche in modo leggermente diverso a causa del fatto che si usano per oggetti bi- e tridimensionali (uno su tutti il comando allinea, al quale difficilmente saprete rinunciare, quando vi capiterà di riutilizzare Autocad). Vi è ancora una barra delle proprietà che ospita un menù a discesa: il selettore del tipo (per esempio si pensi a due muri di spessori diversi, quando vogliamo tracciare un muro dobbiamo scegliere quale spessore utilizzare attraverso il selettore del tipo; ciò che è importante è che grazie al selettore del tipo si può in qualsiasi momento cambiare la scelta fatta precedentemente). A seconda dell'oggetto che si crea o si seleziona, o del comando che si sta eseguendo, compariranno indicazioni diverse e opzioni collegate all'operazione in corso. Insieme alla barra di stato posta in basso, quella delle proprietà è la barra che interessa di più il dialogo con l'utente, durante l'esecuzione dei comandi e la creazione di oggetti. In verticale a sinistra ci sono la barra di progettazione, che raccoglie tutti gli elementi utili per definire il modello e le viste per rappresentarlo, per disegnare dettagli costruttivi e realizzare fotorendering. A lato c'è il browser di progetto, ossia un percorso organizzato che permette di muoversi agilmente nel modello, dove sono elencate le viste di progetto, gli oggetti raggruppati in famiglie ecc..., una sorta di indice del modello. Il grande spazio bianco è l'ambiente in cui si può disegnare il modello, la vista attiva. Nell'angolo in basso a sinistra ci sono dei comandi di visualizzazione propri della vista attiva (come ad esempio la scala di rappresentazione, la visualizzazione a dettaglio basso/medio/elevato, la proiezione di ombre ecc...).

Il consiglio è quello di prestare molta attenzione, soprattutto alle prime esperienze, a come cambiano le diverse barre di progettazione in funzione di ogni operazione che si svolge. Si deve tenere a mente che ciò che viene disegnato in due dimensioni è quasi sempre tridimensionale, per cui si deve conoscere al momento della sua definizione anche l'altezza (o la profondità) che questo deve avere, risparmiando fastidiose perdite di tempo in seguito per cercare di sistemare errori facilmente evitabili con poco sforzo al momento della creazione degli oggetti. E' anche vero però che partendo con un “approccio orizzontale” all'utilizzo di Revit (quindi senza considerare l'altezza), ci si può impadronire più rapidamente di gran parte dei comandi e, solo per le prime volte, differire a un secondo momento la definizione dell'altezza.

23.9.06

Elegante per suonare ad un matrimonio



... spartiti, 10€ con postamat;
...lo strumento che hai sempre desiderato, 500€ con postamat;
...suonare al matrimonio di chi ti ha detto:" scegli o me la musica", non ha prezzo.
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14.9.06

Revit

Amici della modellazione 3D, ecco un software veramente valido

Ormai è esattamente un anno che sono registrato al portale più importante dedicato al software BIM Revit di casa Autodesk. E' un programma eccezionale che semplifica di molto il lavoro che normalmente occorre eseguire per un progetto: grazie al concetto di database relazionale, tutti gli elementi di un progetto sono raccolti in un database e collegati tra loro secondo diversi livelli di relazione, in funzione delle proprietà intrinseche che ogni elemento possiede, dove ogni vista di progetto, ogni pianta o sezione, non è nient'altro che una rappresentazione aggiornata in tempo reale del database.

Vorrei anche elogiare la semplicità con cui è possibile modellare all'interno dell'ambiente Revit tutti gli elementi che concorrono ad un progetto, valutarne la fattibilità costruttiva come non mai, le interferenze e il coordinamento tra elementi diversi e in fasi diverse.

Credo che in Italia siano davvero pochi i professionisti che lo utilizzino in modo consistente, sono certo di qualche esempio nel Veneto e in Lombardia, comunque pochi.
Quello che voglio dire è che sarebbe meglio dare una formazione più mirata già dall'università a questo software che grazie al controllo parametrico delle famiglie dà la garanzia di assoluta rapidità di cambiamento nel rispetto dei dettagli costruttivi e quindi l'infinita autonomia del progettista di fronte alla produzione della documentazione dell'idea di progetto.
Molti errori grossolani verrebbero evitati, ci si potrebbe concentrare di più su problematiche spesso delegate a corsi specifici ma che investono la realtà quotidiana del progettare, come le tolleranze di cantiere, le problematiche di posa e manutenzione, la redazione di un fascicolo del fabbricato, la progettazione sincronizzata di tutti i sistemi tecnologici, banalizzando impianti, strutture e finiture tutti in una visione olistica e fattibile, con un unico obiettivo che è l'idea di progetto.

Il lavorare in squadre dove ognuno si specializza su un determinato argomento richiede un altissimo livello di coordinazione e quindi di organizzaione a monte della progettazione vera e propria. Ci si deve avvalere di strumenti adeguati allo scopo, ma se non si conoscono questi strumenti, se non se ne comprendono le potenzialità, o meglio se non si riesce ad usarli in modo da ottenere i massimi benefici, ogni tentativo di miglioramento nella direzione della coordinazione sarà vano o addiritura controproducente, nella migliore delle ipotesi indifferente.

Allora è sui banchi di scuola che la formazione deve avvenire in modo graduale e completo, perchè si sperimenti quando l'errore fa solo un danno temporaneo e di punteggio (ma non formativo) e non quando un errore può costare molto caro, economicamente o socialmente con la perdita di vite umane.

Siamo moralmente obbligati ad accettare questo tipo di miglioramento, non in sostituzione del modo tradizionale di "disegnare", che è la materializzazione di un processo mentale di ideazione (cosa che non può essere relegata solo al mondo della carta e che non può essere sotituita dal mondo dei byte), ma che si deve adeguare e ampliare alla velocità che viene richiesta dai fattori esterni all'ideazione: ben vengano progetti che richiedono sforzi in termini di tempo molto cospicui se questo significa avere ottimi progetti, ciò che non è tollerabile è il dover revisionare ripetutamente disegni che poi andranno ristampati per poi essere revisionati fino all'approvazione per poi essere modificati in corso d'opera perchè un particolare nodo non era sato preso in considerazione o perchè la realtà ha piegato al suo volere le linee del progettista (sono costi in più che gravano da principio solo sul progettista, ma poi in modo esponenziale sul committente).

Se fino a 40 anni fa c'erano fino a 8 insegnamenti di disegno manuale in una facoltà di architettura, questo era dato dal fatto che un professionista allora doveva sapere disegnare bene, tanto banale quanto importante: era il suo strumento di lavoro, non poteva permettersi di non conoscerlo appieno. Oggi sono richiesti gli stessi sforzi progettuali ma con strumenti differenti con rese e potenzialità differenti dal passato, anche dal passato appena trascorso poichè per fortuna è un campo della tecnologia che non conosce sosta, è sempre in fermento anche grazie alla concorrenza delle grandi piattaforme dedicate al disegno architettonico e strutturale.

Obiettivamente le tecniche e la mole di lavoro da affrontare rispetto al passato sono molto cambiate, ma la cosa che non è riuscita a venire meno è il saper fare le cose, il saper costruire, l'intelligenza e la manualità, il saper scegliere. Queste sono purtroppo le cose che non possono passare sui banchi di scuola in quanto verità assolute, perchè sono anch'esse in evoluzione con problematiche nuove legate al componente edilizio o ai materiali in questione.
Ciò che però può passare, e solo poche volte ci riesce, è il metodo di come ci si deve comportare di fronte a un problema. La realtà ci insegna che non esiste una soluzione univoca ai prolemi con cui ci troviamo a lavorare ogni giorno, ma esistono metodi di valutazione di quali possono essere le soluzioni migliori. Vale a dire si deve avere chiaro il problema, con le sue sfaccettature più intime, le sue correlazioni con altri aspetti significativi della questione, dare una scala di priorità e misurare la qualità delle singole soluzioni al problema ben determinato. Questo si traduce in una spesa iniziale di conoscenza delle condizioni al contorno che ruba tempo, per così dire, alla fase decisionale, che a questo punto potrebbe essere solo un mero confronto di indici e valori, ma che nel caso di relazoni complesse richiede quasi obbligatoramente l'ausilio di un calcolatore.

In Italia manca un riferimento forte indipendente dall'accademia, non necessariamente un'associazione:ormai basta una community, un portale internet, un sito dove le risorse per ampliare le soluzioni, sperimentare e condividere i saperi siano in italiano, cosa che sicuramente aiuterebbe tanti ad avvicinarsi agli strumenti nuovi e dare quindi una possibilità in più alla qualità della progettazione made in Italy. Non perchè la rappresentazione 3D sia una moda, ma perchè è una necessità imposta dalla società che si avvicina da non addetta ai lavori e chiede delle prefegurazioni accessibili del progetto. Non perchè attraverso una grafica accattivante si badi meno al contenuto e più alla forma, ma perchè si controlli in modo completo il progetto costringendo i progettisti a non tralasciare nulla, perchè altrimenti non verrebbe rappresentato. Non per soppiantare il disegno manuale, ma per ampliare il necessario bagaglio di conoscenze del progettista che, naturalmente, evolvendosi prende sempre più corposità con una crescita che tende all'esponenziale, integrando le basi consolidate con elementi nuovi, dando così la maggior libertà al progettista di combinarli per ottenere quelle soluzioni che ritiene migliori.



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13.9.06




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e si comincia...

Ciao a tutti, sono Paolo Serra, comincio anch'io questa sorta di condivisione della mia visione del mondo a seguito di un viaggio fatto a Copenhagen. Mi vengono in mente giusto delle parole che ha pronunciato Arnoldo Foà il quale se le è sentite dire da un aiutante di suo padre in un momento tragico :"...per carità faccia la fame, ma veda il mondo!".

tanto per darmi un tono...parlerò un pò di tutto, molto di musica e di come vedo io la professione di ingengere e architetto, di università, di modellazione 3d.

spero che vi piaccia.